Fare una scelta o mandare un messaggio?



D'accordo: "la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle che si sono sperimentate finora", come disse Churchill. E' così: le forme concrete in cui siamo chiamati a votare sono spesso - per mille motivi, fra cui partiti/movimenti e candidati - peggiori di quelle che vorremmo ... ma non non sono peggio della mancanza del voto.

Il voto è l'occasione in cui si opera una scelta o quella per inviare un messaggio?

Conosco numerose persone che non voteranno PD, non perché siano maggiormente convinti da un altro partito o movimento ma "per mandare un messaggio". Il messaggio lo si manda a chi si sente più vicino e con cui ci si arrabbia perché non è come si vorrebbe ... ma si finisce per favorire proprio chi è più lontano dalle proprie posizioni.
Un caso recente negli USA: non voto Hillary perché avrei preferito un ben diverso candidato democratico ... ma così ha vinto Trump.

Ci sono tante occasioni utili per mandare messaggi. Il PD è un partito aperto al confronto con gli elettori, i congressi di circolo sono aperti ai non iscritti, gli organismi locali e nazionali vengono eletti da chi vuole partecipare, non solo dagli iscritti. Il momento in cui costruire alternative migliori per il cambiamento che si desidera è fra un'elezione e l'altra.
Nel momento del voto si contribuisce a scegliere fra quelle esistenti.
Se pensate che i 5 stelle sapranno governare meglio (o "meno peggio" che è la stessa cosa) votateli. Se pensate che possano governare meglio (o meno peggio) Salvini, La Meloni, Berlusconi (e in Lombardia Fontana rispetto a Gori), allora votateli.
Ma se non lo pensate ... allora ricordatevi che state partecipando a una scelta e che il risultato dipende anche da voi. Come negli USA la vittoria di Trump è stata decisa anche da chi non voleva che vincesse Trump, ma voleva dare dare un messaggio.

(Immagine di Clker-Free-Vector-Images su Pixabay, CC0)

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