Didattica aperta, il mio intervento al meeting

Ho partecipato alla giornata di ieri del Convegno "Didattica aperta" che si è svolto a Bologna, presso la facoltà di Ingegneria (l'iniziativa è poi proseguita oggi con una serie di workshop).
Si è trattato, soprattutto di un incontro e di un confronto fra gli appassionati del tema. Fra i partecipanti vari autori di Bricks, che ho messo a disposizione per gli atti.



Qui la sintesi del mio intervento.


La didattica aperta vista dall'osservatorio Bricks

Con il termine “didattica aperta” ci si può riferire a tre diversi aspetti:
    • il ricorso ad una metodologia didattica aperta,
    • la produzione e l’uso di risorse didattiche aperte - OER, Open Educational Resource - o di interi corsi aperti - OCW, opencourseware - secondo il modello originariamente proposto dal MIT o proprio dei MOOC; 
    • l’uso nella didattica di strumenti software opensource.

Bricks è una rivista online dedicata al tema “digitale e didattica” e co-edita da AICA e SIe-L. Dal 2011, in 4 numeri tematici all’anno, raccogliamo i racconti di concrete esperienze didattiche, scritti dai docenti che ne sono protagonisti con i propri studenti. 
L’obiettivo iniziale era quello di fornire alla comunità docente un ambiente di condivisione di mattoncini (bricks) di esperienza. Ci siamo riusciti: verso il compimento dell’ottavo anno siamo a circa 600 articoli - rilasciati con licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale - con centinaia di autori. 
Bricks è quindi un buon osservatorio su quanto avviene nella scuola italiana e mostra come sia in corso un processo di innovazione metodologica.

Il modello didattico tradizionale è “chiuso”: gli obiettivi didattici sono prefissati, la composizione della classe è fissa, i luoghi della didattica (aula, laboratori) sono fisicamente circoscritti, il percorso, i tempi e i materiali didattici (generalmente: il libro di testo) sono predefiniti, il docente svolge un ruolo centrale di “trasmissione” dei contenuti, di assegnazione dei compiti da svolgere, di correzione degli errori.
Praticamente ogni articolo di Bricks racconta almeno un aspetto di apertura della didattica favorito dall’uso delle tecnologie digitali. La connessione permette di aprire luoghi e tempi della didattica superando i confini dell’aula e l’ora di lezione scandita dalla campanella; permette di uscire dal libro di testo per accedere al patrimonio di informazioni e risorse del web. Gli studenti possono interagire fra loro e con gli insegnanti (in modo sincrono e asincrono) grazie a ambienti di eLearning, social network, sistemi di video-conferenze. Possono accedere a risorse didattiche digitali, preparate dai loro docenti, arricchite con simulazioni e test con feedback automatici. Possono collaborare - nel Cloud - alla stesura di documenti, di mappe mentali e concettuali, di mappe geografiche, …
La connessione e i dispositivi digitali forniti dalla scuola o in possesso degli studenti - in una logica BYOD - permettono di rendere le lezioni molto più interattive grazie a una pluralità di webapp, di suddividere la classe in gruppi, di ricomporla, di farla interagire con altre classi, di rendere costantemente attivi gli studenti, di permettere loro di svolgere percorsi personalizzati.
L’apertura può avvenire a diversi livelli e su uno o più aspetti, ma generalmente corrisponde a un cambiamento del ruolo di studenti e docenti. I primi divengono soggetti attivi dell’apprendimento, responsabilizzati nella definizione degli obiettivi, dei tempi e del percorso di apprendimento - che può essere individuale e non più lo stesso per tutti - mentre i docenti passano dal ruolo di trasmettitori di conoscenze e di controllori a quello di organizzatori di occasioni di apprendimento, di facilitatori e di accompagnatori. Cambia anche la concezione dell’errore: non è più elemento negativo da evitare (e da sanzionare) ma passaggio necessario dell’apprendimento.

Cosa emerge dagli articoli pubblicati su Bricks per gli altri due aspetti?
I docenti producono una grande varietà di risorse, incoraggiano e sostengono i propri studenti a produrne loro stessi. Ma si tratta di risorse aperte? E vengono prodotte con software opensource?

Per quanto riguarda gli strumenti utilizzati: c’è un forte uso di Moodle, che è opensource e, qua e là, vengono citati altri software open, per esempio Geogebra. Ma la considerazione che prevale è quella utilitaristica: scegliere strumenti “gratuiti”, liberamente e facilmente accessibili a docenti e studenti, semplici da usare, indipendentemente che siano open o proprietari. E quindi prevalgono software e ambienti proprietari: Google Drive, YouTube, Kahoot!, Edmodo, Google classroom, Padlet, BlendSpace, Prezi, PowerPoint, Powtoon, FlipQuiz, Learning Apps, ThingLink, H5P, EdPuzzle, …

Anche per quanto riguarda l’apertura dei contenuti mi sembra non ci sia particolare attenzione. Spesso - non sempre - viene inserita una licenza CreativeCommons, ma spesso senza preoccuparsi di rendere la risorsa tecnicamente aperta (modificabile) e disponibile (collocata in un ambiente in cui sia raggiungibile da chiunque).

C’è dunque molto da lavorare per diffondere modelli di apertura relativamente agli strumenti e ai contenuti.



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