Il mio intervento all'assemblea post-sconfitta elettorale

Animata assemblea post sconfitta elettorale del PD, sud-est Milano (ieri sera, 22 marzo).
Bella, per partecipazione e qualità degli interventi. Bella per spirito costruttivo e assenza di litigiosità. Forse diamo il meglio quando perdiamo, non quando vinciamo 



Questo il mio intervento:
Abbiamo perso. Metto l’accento su “abbiamo”. Abbiamo perso tutti: dirigenti e base, maggioranza e minoranze, compreso anche chi ci ha lasciato. Non è che dimesso Renzi la situazione cambia.
Abbiamo perso in un senso più ampio: abbiamo perso in Italia ma abbiamo perso anche negli Stati Uniti, anche in Inghilterra con la Brexit. Abbiamo perso - la sinistra ha perso - in Germania. Siamo quasi scomparsi in Francia. Ma abbiamo perso anche in Ungheria, in Polonia, … in India! e l’elenco può continuare.
Allora non è solo questione del carattere di Renzi o dell’obbligo dell’alternanza scuola-lavoro anche nei licei o dell’articolo 18. C’è un problema più grande.
Viviamo in un mondo in tumultuosa trasformazione: affascinante e spaventoso. Miliardi di persone escono dalla povertà, milioni di persone si spostano, il lavoro e la società si trasformano, le vecchie sicurezze crollano e si aprono nuovi scenari. Affascinanti per un verso, spaventosi per altri. Affascinanti per alcuni, spaventosi per altri.
Un esempio di questi giorni: Uber e l’auto che si guida da sola. Un incidente mortale (che non è stato colpa della macchina). Non so se sarà tra un anno, o tra cinque, o tra dieci. Ma i mezzi a guida automatica arriveranno presto (le metropolitane ci sono già). Pensate agli effetti sul lavoro dei tassisti, dei guidatori di autobus, degli autotrasportatori. E questo è l’aspetto “spaventoso” per il lavoro. Ma pensate agli aspetti “spaventosi” per gli incidenti: oltre 50 morti alla settimana sulle strade italiane non fanno notizia e non creano allarme sociale. Ma un morto dovuto a una macchina a guida automatica cosa può generare?
Alla paura legata alla tumultuosa trasformazione in atto le destre offrono risposte - orientate al passato - che non condividiamo e che non riteniamo in grado di risolvere i problemi, che però incontrano consenso anche perché la sinistra non ha una risposta forte, aperta al futuro.
Dalla fine dell’800 agli ultimi decenni del novecento la sinistra riusciva a proporre un futuro in cui il “progresso” si coniugava con la difesa delle fasce deboli e con l’estensione dei diritti e della democrazia. 
Qui vengo all’Italia: noi abbiamo aiutato a salvare il paese dal dissesto economico e a far ripartire l’economia per il bene di tutti a partire dalle fasce più deboli, ma questo ci ha fatto apparire troppo attenti agli interessi di chi detiene il potere economico, delle banche, dei burocrati di Bruxelles. Noi abbiamo ampliato i diritti ma parlando soprattutto di “minoranze”: i gay, i migranti, i genitori di bimbi autistici, … E’ sembrato che fossimo attenti ai “primi” - in una fase in cui il potere e il denaro si concentrano nelle mani di pochi - e agli “ultimi” dimenticando i penultimi e terzultimi che costituiscono la maggioranza delle persone.
Resto convinto che Renzi abbia tentato una narrazione in cui industria 2.0 e alternanza anche per i licei, contratti a tutele crescenti e ius soli, divieto delle dimissioni in bianco e legge sul dopo di noi, banda larga e animatori digitali nelle scuole - le “cento cose” - non sono singole azioni svincolate l’una dall’altra ma parti di un unico progetto per stare dentro la tumultuosa trasformazione in atto reggendo la sfida della globalizzazione salvaguardando e promuovendo il lavoro e allargando i diritti. Però è una narrazione che non abbiamo saputo fare coinvolgendo le fasce più deboli o spaventate.
Ripartiamo. Attenti a parlare a coloro cui non abbiamo saputo parlare ma coscienti che non possiamo usare argomenti del passato ma dobbiamo rispondere alle incertezze del presente, che dobbiamo saper proporre un futuro nella trasformazione in atto.
Vi faccio una proposta: quella di rivolgerci in primo luogo ai giovani. Intendo: ai giovanissimi. ai diciottenni e ai sedicenni che non hanno nessun rimpianto del passato e danno per scontato che la loro vita si svolgerà nel futuro. 
Assumiamoli come target privilegiato del nostro intervento. Per due motivi: è un elettorato non ancora conquistato da nessuno. E’ con loro che si può costruire un progetto di sinistra di futuro.

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