In difesa dell'alternanza e del PCTO


Il tragico incidente che è costato la vita di un giovane è diventato in questi giorni l'occasione per un attacco, da più parti, all'alternanza e al PCTO.  
E' vero, piangiamo questo giovane insieme ai tanti - troppi - morti sul lavoro. Ma l'attacco all'alternanza è pretestuoso. In questi decenni sono morti molti più studenti in gita scolastica, ma nessuno ha chiesto l'abolizione delle gite bensì l'aumento delle condizioni di sicurezza (per esempio le condizioni dei viaggi in pullman).

Insegnando in una scuola sperimentale mi sono occupato di alternanza scuola-lavoro molto prima che diventasse legge: dal 1980 per oltre vent'anni ho organizzato esperienze di alternanza in Italia e, dal 1990, all'estero. Ho inserito in stage parecchie centinaia di studenti.

Insegnavo nell'indirizzo elettrotecnico, quindi i miei ragazzi li inserivo in azienda. Nessuna di quelle con cui ho lavorato ne traeva un beneficio in termini di "lavoro gratuito", che è una delle accuse che sento girare sull'alternanza. La difficoltà nel reperire posti stage era piuttosto quella di trovare aziende disponibili a sacrificare ore di lavoro di dipendenti per occuparsi di seguire gli stagisti. Solo in un'occasione ho dovuto interrompere uno stage perché lo stagista era stato inserito a "produrre" senza imparare nulla, ma si trattava, peraltro, di un'azienda pubblica (non concentrata sul profitto) e l'errore era stato soprattutto del capoofficina che non aveva capito che non si trattava di fare fare qualcosa di manuale allo studente ma che si trattava di un progetto formativo in cui dovevano essere messe alla prova conoscenze e abilità scolastiche in un contesto reale per sviluppare competenze.
Nell'alternanza all'estero mi sono occupato di reperire e monitorare stage anche in ambito non aziendale: banche, studi professionali, musei, scuole, aziende sanitarie o di assistenza e altri enti. Se ci sono studenti che studiano con la prospettiva di lavorare in azienda è bene che facciano esperienze in azienda, ma identificare l'alternanza con il lavoro in azienda è assolutamente limitativo. Ed è assolutamente sbagliato identificare l'attività in alternanza come attività manuale e di basso livello.

Sul versante degli studenti l'alternanza ha due valori principali:
  • stabilire una connessione tra quanto si fa a scuola e il mondo reale: quello che cerchiamo di fare con i "compiti di realtà";
  • offrire occasioni di orientamento. Una volta uno studente mi disse: "prof è stato veramente un ottimo stage, mi ha permesso di capire le diverse attività che può fare un elettrotecnico. Sa cosa le dico? non me ne piace nessuna, all'università mi iscriverò a veterinaria". Spero che sia contento della scelta che ha fatto :-)
Ma l'alternanza serve molto anche al docente e alla scuola in genere. Io, per esempio, ho imparato come le cosiddette competenze trasversali o soft skill abbiano, nei contesti lavorativi, un'importanza spesso maggiore di quelle professionali specifiche.

Quello che ho scritto avrei potuto scriverlo nei primi anni 2000, quando ho terminato di svolgere quell'attività: l'alternanza come inserimento in ambienti di lavoro.
E' qualcosa che resta valido. Ma oggi vedo che in molti casi si sperimentano altri modelli, più legati ad una logica di imprenditorialità: studenti che sviluppano, in proprio, progetti di servizio al territorio: app per l'azienda sanitaria locale, app per promuovere il turismo della loro città, formazione sull'uso dei computer per i bambini delle elementari o per gli anziani di una casa di riposo, analisi delle acque o monitoraggio dell'aria per il proprio comune, ... C'è chi lo chiama service learning.
Se i posti di lavoro dipendente diminuiscono è decisivo che si punti a sviluppare lo spirito imprenditoriale e una scuola che offre servizi al territorio è un passo importante in direzione di uno sviluppo solidale e compatibile.

Qui il link alla mia presentazione di un numero di Bricks dedicato a "Il digitale nell'alternanza scuola-lavoro": http://www.rivistabricks.it/wp-content/uploads/2018/03/2018_1_01_Ravotto.pdf

E qui il link a tutto il numero in questione: http://www.rivistabricks.it/2018/03/11/n-1-2018-il-digitale-nellalternanza-scuola-lavoro/

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