The game

di Alessandro Baricco

L'ho letto con interesse. Poi l'ho riletto per rifletterci meglio. Baricco racconta tante cose che so - qualcuna penso di saperla un po' meglio di lui. ma le racconta benissimo. E raccontandole conferisce loro un senso. Alla fine mi sembra di aver compreso meglio un percorso che ho vissuto.
The Game è il mondo, frutto della rivoluzione digitale, in cui viviamo, noi umanità aumentata.
Frutto di tool che:
- Distribuivano il potere. “Un computer su ogni scrivania … pagine web in cui chiunque poteva, gratuitamente, circolare, creare, condividere, fare soldi, esprimersi …”,
- Puntavano sul movimento e sulla velocità, “preferivano sistematicamente la velocità alla qualità”.
- Si muovevano sulla superficie.
- Saltavano passaggi e cercavano una presa diretta sulle cose.
- Saltavano mediazioni e intermediari (e dunque toglievano potere alle élite: “il tramonto dei sacerdoti”).
- Davano a tutto la forma del gioco, del videogame.
Con un obiettivo di fondo: abbandonare il Novecento, secolo terribile.
Tool costruiti da californiani provenienti dalla cultura hippie, maschi, bianchi, ingegneri. Tool che noi abbiamo scelto di usare.
Adesso c’è da raddrizzarla quella rivoluzione, evitandone la deriva negativa, l’individualismo di massa che diventa egoismo di massa. E per questo “c’è bisogno di cultura femminile, di sapere umanistico, di memoria non americana, di talenti cresciuti nella sconfitta e di intelligenze che vengono dai margini”.
Molto interessanti le riflessioni sulla scuola. Ma su queste ho scritto un articolo che uscirà a metà dicembre su Bricks (www.rivistabricks.it)

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